#pausacaffé – Europa/Google, distorsione della libertá

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Sono passati ormai giorni da quando è entrata in vigore la nuova serie di leggi volte a proteggere i diritti d’autore e la nostra “privacy”.

Questa #pausacaffè é il continuo della precedente, consiglio di leggerla per apprendere al meglio il significato.

Vediamo le cose non dal nostro punto di vista ma come sono. Queste leggi sono un ottimo punto di partenza, di per sé la protezione dei diritti d’autore deve essere una delle prioritá di questa Europa e cosí sembra essere. Per troppi anni diversi autori hanno visto utilizzare il proprio operato per generare introiti alle loro spalle.

Se da un lato questa misura si propone come una delle migliori strategie per combattere il problema alla radice, dall’altra è solo e palesemente un pretesto per obiettivi ben diversi: la guerra alle posizioni dominanti.

Allora, ho parlato di questa cosa in una vecchia #pausacaffè ma faró comunque il punto della situazione.

Google é di certo una delle piú grandi potenze al mondo per patrimonio e servizi, se non la piú grande. Per anni è riuscita a ottenere consensi su ogni fronte, diventando un colosso, lo stesso colosso che per anni si pensava dovesse diventare Microsoft. Parliamo di una azienda che fattura ben 110,86$ miliardi, rispetto Microsoft che ne fattura “soli” 90,0$ miliardi. Un’azienda che ha visto il successo dominando il conflitto su un campo giá emerso, fiancheggiando e speronando colossi del momento come Yahoo!

Le nuove misure introdotte dall’Europa vedono, come dicevo un obiettivo preciso, quello di multare le multinazionali come Google con motivazioni fuorvianti. La sanzione volta a Google è di ben 5$ miliardi, una cifra non del tutto ridicola che corrisponde a circa il 30% del nostro prodotto interno lordo, un paragone inutile di certo ma che fa pensare.

Quali sono quindi gli obiettivi? Ingrassare le tasche dell’unione?

Non di certo anche se é una piacevole conseguenza. Non voglio saltare al dunque, non vorrei finire per complottista. Vi porto a pensare.

Google é il piú grande bene e servizio di cui si possa godere in Internet e non solo. Persone come me utilizzano i suoi prodotti ogni giorno, ne traggono beneficio. Grazie a Google sono organizzato, lavoro velocemente, sono sempre connesso con ció che mi serve. Cosa puó succedere se Google venisse oscurato, anche solo in Italia?

Non voglio fare allarmismo. Si, ci sono tante e forse troppe alternative ma si parla di prodotti sconnessi, mille account, letteralmente ore e ore di tempo perso in configurazioni, tempi di apprendimento di nuove interfacce, cosa che oggi non accade grazie ad uno stile unificato istruito da Google. Se ogni italiano deve perdere anche solo 10 minuti della propria vita al giorno per questi difetti, ci sarebbe un calo improvviso della produttivitá e di conseguenza del guadagno. Non si parla di grandi numeri ma di piccole percentuali che, applicate su grandi numeri, diventano un grosso problema.

L’obiettivo dell’Europa è quello di seguire la falsariga del modello cinese, il capitalismo. Sono stati introdotti molti modelli europei negli ultimi anni, l’obbligo di procedure ridicole su piú fronti, procedure legate allo scopo unico di monitorare il cittadino.

Seguendo l’istruzione del capitalismo ovvero:

  • utilizzo di piattaforme private Europee
  • oscuramento del Web per circa il 50%
  • imposizione di licenze sulla protezione dei diritti d’autore

Nel 2013 un gruppo di privati investitori ha creato Qwant, un motore di ricerca conforme alle policy europee sulla privacy. Un bellissimo progetto, grandi ideali e di certo una forma vincente ma anni addietro a quello che è lo standard tecnologico a cui ci ha abituato Google.

Ad oggi aziende come Google conoscono gran parte della nostra persona. Questa procedura di apprensione del pubblico nasce dalla necessitá di offrire un prodotto migliore, sempre. Offrire prodotti intelligenti in grado di prevenire la domanda del cliente, servendo la risposta subito, riducendo i tempi di attesa se non eliminandoli. Prodotti come Qwant necessitano di anni e anni di rodaggio, esperienza che col tempo dovrá scalare quella di Google e similari. Anche solo pensare di paragonarsi a Yahoo! (uno dei motori di ricerca piú scadenti rispetto Google) è inimmaginabile.

Google ha agito di conseguenza a questa multa, ha imposto un prezzo al suo pacchetto App alle aziende che optano per distribuire col proprio device. Si parla di ben 40€ extra da aggiungere al prezzo finale del dispositivo.

Quindi, se da una parte abbiamo l’Europa che gioca al capitalismo con Google che risponde di conseguenza, dall’altra abbiamo i produttori con tre scelte:

  • Distribuire i loro smartphone senza il Play Store essenzialmente
  • Aumentare di 40€ il prezzo di vendita
  • Sottrarre la cifra a quella di produzione, rimettendoci quindi nel pregio del prodotto che puó essere hardware ma non di certo brand

Analizzando attentamente tutti e 3 i casi disponibili, il cliente (cittadino europeo) che l’Europa ha voluto aiutare con queste leggi, ci rimette sempre.

Nel primo caso non vi sará la possibilitá di installare app di terze parti se non tramite normale pacchetto di installazione. La conseguenza è quella di trovarsi ad usare Store alternativi che non garantiscono la validitá delle app e che, nel 90% dei casi, favoriscono l’installazione di malware nel dispositivo, esponendo la privacy dell’utente a malintenzionati, gli stessi usati come scusante dall’UE per applicare queste sanzioni.

Nel secondo caso si parla di 40€ in aggiunta al prezzo di vetrina. Ad oggi 40€ fanno la differenza sul tipo di smartphone si compra. Se con 200€ ad oggi è possibile comprare un ottimo medio di gamma, domani sará necessario investire 240€ per avere lo stesso prodotto.

Nel terzo ed ultimo caso, il piú plausibile, gli smartphone in versione Europea vedranno prestazioni diverse e hardware meno performante. Impossibile valutare che una azienda come Samsung, Huawei, LG e Sony riducono il compenso del loro brand per questa causa.

Si tratta di una reazione a catena. Fra qualche anno si parlerá di prodotti europei. Google è un’azienda, i loro prodotti si possono usare come no, l’Europa é qualcosa con radici piú profonde che se impone l’utilizzo di prodotti e infrastrutture private, non sará possibile evitarlo.

Spesso sento parlare di Google come il male in persona. Di certo è una delle aziende che grazie ai nostri dati guadagna di piú al mondo ma va tenuto in considerazione che per loro siamo un cliente da difendere, un prezioso ricavo che non va ceduto. L’Europa con i nostri dati cosa puó fare?

Come ho giá detto nella scorsa #pausacaffè: l’Europa fa le leggi, fa il mercato, fa le sanzioni. Lascio a voi le conclusioni.

Detto questo, non é altro che un mio pensiero di certo non per tutti condivisibile.

– Mirko

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